| Si tratta dunque di meccanismi sì
       condizionati geneticamente, ma tale forma di predisposizione è polifattoriale,
       cioè da un lato richiede il coinvolgimento di più geni, dall'altro l'interazione
       con i fattori ambientali gioca un ruolo non irrilevante.
       Il polimorfismo genetico può influenzare anche in modo grossolano i meccanismi
       metabolici con cui le sostanze psicoattive vengono modificate dall'organismo: si
       pensi che la trasformazione dell'alcool in acetaldeide e il metabolismo di
       questa ad ottenere acido acetico  sono controllati geneticamente, mettendo
       alcuni individui sotto "l'ombrello protettivo" di una scarsa
       resistenza all'alcool e altri a maggior rischio di sviluppare l'alcolismo
       paradossalmente a causa della loro buona capacità di metabolizzare le bevande
       alcoliche (Chmstek and Szmitkowski, 1998) Fig. 9.
  Fig 9
 
 In conclusione i polimorfismi cromosomici possono interessare alterazioni
       enzimatiche, meccanismi recettoriali e modificazioni delle molecole transporter
       per le monoamine crerebrali, definendo in modo estremamente articolato un
       assetto dei biochimismi cerebrali tale da predisporre a sviluppare la dipendenza.
      Fig 10
 
 I rischi della gravidanza
 Se lo studio della vulnerabilità per lo sviluppo della tossicodipendenza e dell'alcolismo riconosce 
       nelle alterazioni genetiche alcuni cofattori essenziali, nondimeno il delicato periodo della gravidanza
       sembra lasciare tracce incisive nell'evoluzione dell'individuo, e forse anche vere e proprie "ferite" 
       nella struttura della personalità e nei meccanismi emozionali e relazionali.     
       Gli studi sull'animale da esperimento documentano come l'esposizione allo stress
       della madre durante la gravidanza possa incidere sul futuro comportamento della
       prole: l'esposizione al sovraffollamento in gravidanza ha mostrato come esito
       una ridotta aggressività nella prole di sesso maschile, forse in relazione
       all'impatto con gli ormoni dello stress, in particolare gli steroidi surrenalici
       liberati dalla madre nelle settimane precedenti il parto (Harvey and Chevins, 1985).
      Fig 11
 
 
 Allo stesso modo, sempre negli animali da esperimento, lo stress
       da immobilizzazione subito dalla madre in gravidanza pare essere capace di
       indurre significative alterazioni nella produzione delle monoamine cerebrali
       della prole. Ancora il genere maschile appare quello più compromesso a partire
       da queste condizioni di stress della gravidanza: sono proprio i soggetti di
       sesso maschile a presentare queste alterazioni monoaminergiche a causa dello
       stress subito dalla madre in gravidanza nonchè alterazioni delle aromatasi, gli
       enzimi che trasformano gli estrogeni in testosterone nel maschio. Si possono
       immaginare le conseguenze sui pattern comportamentali e sulla definizione della
       identità di genere di tali difficoltà sofferte durante la gravidanza (Reznikov et al., 1999).
      Fig.12
 
 Elementi delicatissimi che caratterizzano la gravidanza nell'uomo sono stati
       documentati quali possibili cofattori per lo sviluppo di disturbi
       comportamentali nel bambino. Essere rifiutati psicologicamente dalla madre
       durante la gravidanza appare correlato con le complicazioni perinatali e con una
       predisposizione del soggetto al comportamento violento (Raine et al., 1997).
       Il comportamento aggressivo quindi, da un lato connesso con importanti fattori
       biologici, dall'altro può essere influenzato da aspetti psicosociali non sempre
       eclatanti e facilmente valutabili.
      Fig. 13
 
 Problematiche peraltro più consistenti sul piano sociale sembrano a loro volta
       influenzare pesantemente il comportamento del nascituro. Individui esposti a un
       severo stato di malnutrizione sofferto dalla madre durante il primo e secondo
       trimestre di gravidanza presentavano un aumentato rischio per il disturbo di
       personalità antisociale; tale rischio invece non sembrava essere consistente nei
       soggetti esposti al deficit nutrizionale durante il terzo trimestre (Neugebauer et al., 1997)
      Fig.14
 
 Si può immaginare quale percentuale della popolazione nel tempo attuale possa
       correre il rischio di difficoltà di questo tipo durante la gravidanza: anche
       l'occidente industrializzato non è esente dalla esposizione alla malnutrizione
       cui grandi aree marginalizzate della società sono soggette. Allo stesso modo il
       fenomeno immigrazione e le grandi migrazioni forzate verso l'occidente possono
       produrre condizioni simili a quelle descritte per un gran numero di giovani
       madri. 
       Una crescente mole di evidenza sottolinea le connessioni tra il fumo di tabacco
       e l'esposizione all'alcol durante la gravidanza e lo sviluppo dei disturbi
       oppositivo e iperattivo durante l'infanzia. (Hill et al., 2000)
     Fig.15
 
 Il deficit di attenzione con iperattività è stato da diversi altri autori posto in
       relazione con l'esposizione alla nicotina durante la gravidanza (Milberger et al., 1998).
     Fig 16
 
 Tale disturbo nel bambino sembra correlare con una serie di altre difficoltà 
       quali lo stress in gravidanza le complicazioni del parto, i sanguinamenti nel corso 
       della gravidanza stessa e i problemi familiari in genere (Milberger et al., 1997).
     Fig. 17
 
 Il fumo di tabacco è stato messo sotto accusa anche per quanto riguarda la
       predisposizione della prole al comportamento violento e trasgressivo:
       l'esposizione durante la gravidanza alla nicotina sembra influenzare tali
       disturbi comportamentali (Brennan et al., 1999).
     Fig 18
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