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12-08-2012
Lettera aperta al sign. VASCO Rossi
Fonte: Dipartimento Politiche Antidroga
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Di seguito pubblichiamo le lettere rivolte al signor Vasco Rossi a firma del dottor Giovanni Serpelloni, in seguito ad alcune dichiarazioni del cantante:

12 Agosto 2012

LA RISPOSTA DI SERPELLONI - DA VASCO ROSSI CONFUSIONE E PERICOLOSE SUPERFICIALITA’

Egregio signor Rossi

Non credo potremo mai essere d’accordo su queste questioni ne avere punti di vista comuni, stante le basi e i principi molto diversi da cui partiamo. Tuttavia ritengo che discutere con Lei non sia proprio tempo perso perlomeno per le persone che ci leggono e che almeno ne ricaveranno elementi di riflessione nella speranza che riescano a capire quale sia la cosa migliore da fare rispetto all’uso di droghe. Chiaramente da medico penso che non si dovrebbe usare nessun tipo di droga ne abusare di alcol, ne fumare tabacco, e che la legalizzazione sia una sciagura e non una soluzione, ma probabilmente lei è di parere diverso.
La questione vera però non è proibire o legalizzare, la questione è riuscire a far maturare una consapevolezza nei giovani, anche attraverso le leggi, che l’uso di droghe e l’abuso alcolico sono scelte comportamentali dannose per la salute fisica, psichica, sociale e le relazioni importanti e da cui non ne ricavano nulla. Riuscire a far comprendere che le loro potenzialità e il loro “mal di vita”, come lo chiama lei, possono trovare risposte e soluzioni molto più efficaci e rispettose, prima di tutto di se stessi, lontano dalle sostanze stupefacenti.
Non possiamo minimamente permetterci che qualche ragazzo pensi anche lontanamente che la risposta ai propri disagi e sofferenze esistenziali possano essere le droghe.
In quanto alla mia precedente lettera, non mi pare proprio di aver alzato i toni, come Lei dice, ne di aver usato sarcasmo. Non è mia abitudine. Ho solo chiaramente espresso idee molto diverse dalle sue che evidentemente l’hanno infastidita, partendo anche da conoscenze e competenze che Lei oggettivamente non ha, non avendo dedicato la vita a studiare e curare queste problematiche.
Purtroppo non bastano semplici filosofie e approcci superficiali, che Lei con tanta sicurezza porta, ad affrontare un problema cosi complesso. Le neuroscienze, le scienze del comportamento e socioeducative in questi anni hanno spiegato molte cose rispetto alla patogenesi di queste malattie e di questi stati d’animo che predispongono all’uso di sostanze e non tutto è riconducibile ai soli fattori sociali o esistenziali che lei ha elencato. Non pensi di essere esonerato dall’approfondire le conoscenze contando solo sulla sua facile e intelligente ironia e la sua innegabile simpatia.
Siamo d’accordo che i giovani non devono essere “curati” e che bisogna invece “prendersi cura” di loro, ma qui parliamo di tossicodipendenti, cioè di persone malate, non di giovani. Sono due cose molto diverse non può far confusione. Nessuno si sognerebbe di curare persone che hanno bisogno di tutt’altro, prima di tutto del buon senso degli adulti di cui anche Lei fa parte.
In quanto alle “libertà inalienabili” individuali da lei citate, credo proprio che l’uso di sostanze stupefacenti non possa rientrare in queste fattispecie. Sarò più chiaro: l’uso di droghe non può essere considerato un diritto individuale della persona da assicurare. Riconoscere per legge che la droga fa male alla salute e vietarne l’uso (al pari di tanti altri comportamenti a rischio come per esempio andare in moto senza casco) non è ridurre le libertà inviolabili dell’individuo ma tentare di evitare morti inutili e che venga presa la via più sbagliata e deleteria per loro, soprattutto dai giovani.
In quanto ad auspicare la “creazione di una cultura della droga”, la invito a riflettere fortemente su questa sua affermazione che ancora una volta si presta, soprattutto per i giovanissimi, a tragici malintesi (nel contesto in cui Lei l’ha usata) che potrebbero compromettere la loro vita. Lei ha anche questa responsabilità, lo voglia o no, che le deriva dalla sua grande popolarità e potere di influenza, ma questo dovrebbe farla riflettere di più, prima di esternare tutte le sue teorie.
Rifletta quindi sul potere di influenza che ha sui giovani nell’affermare cose cosi gravi.
Lei non accetta lezioni di vita e di morale (e nessuno mi creda gliele vuole dare) ma promulga senza risparmio lezioni, moderni aforismi e teorie sociali ed esistenziali per tutti noi, con un atteggiamento fortemente giudicante e dispregiativo verso chi non la asseconda o la contesta.
Per fortuna non è solo il numero di fans in ambito musicale che rende credibile le teorie sociali, di vita e politiche di una persona. Anche su questi argomenti e comunque molti di loro, che considero con rispetto, manifestano un pensiero diverso dal suo e l’hanno già criticata per queste sue prese di posizione e questo per me è una cosa positiva.
In quanto ai tossicodipendenti che a suo dire nel nostro paese verrebbero carcerati in quanto tossicodipendenti, nulla di più sbagliato. Non deve fare disinformazione sulla legge. Al contrario di quello che lei ha erroneamente scritto, l’uso di droghe in italia non è piu un “reato penale” da molti anni e nessuno viene arrestato e finisce in carcere per il solo uso ma solo per traffico, spaccio, la produzione o la coltivazione non autorizzate.
L’uso è un illecito amministrativo sanzionabile non con il carcere ma con provvedimenti deterrenti quali per esempio il ritiro della patente o il porto d’armi o pensa che anche questo non si debba fare. Anche le sue cifre relative ai tossicodipendenti in carcere (in quanto hanno commesso reati gravi e non per uso) sono totalmente sbagliate ed esagerate ad arte. Non è il 70 % dei carcerati ma il 19 % la quota stimata di persone con diagnosi di tossicodipendenza. Per queste persone inoltre la legge prevede la possibilità di pene alternative e di uscire dal carcere per intraprendere percorsi di riabilitazione e cura. Non alteri la realtà per avvalorare le sue tesi. La guardi per quello che è, se possibile, anche se non le piace.
Egregio signore ho l’impressione che nessuno può dare lezioni ad una persona come lei perchè troppo presa ad ascoltarsi che ad ascoltare ma le assicuro comunque che Lei su questi punti non ha molto da insegnare se non una grande confusione in termini di concetti e principi solo apparentemente “filosofici”, che rendono ancora più complicata la vita dei nostri giovani rispetto a decidere quello che sarebbe giusto fare e non fare con le sostanze stupefacenti.
Rispetto comunque la sua persona e le sue idee, anche se le ritengo profondamente sbagliate nei presupposti e nelle conclusioni.

Giovanni Serpelloni


11 Agosto 2012

Lettera aperta al sign. VASCO Rossi

Egregio signore

credo sia giusto che Lei sappia che per il nostro Dipartimento le persone tossicodipendenti sono prima di tutto persone e poi dei malati che devono trovare comprensione, accoglienza ma soprattutto cure adeguate e il più tempestive possibili. Certamente non devono essere criminalizzate né emarginate per aver sviluppato una dipendenza a cui sono arrivati per aver voluto volontariamente quanto incoscientemente sperimentare sensazioni ed esperienze chimiche che hanno fatto saltare i loro meccanismi cerebrali di controllo.
È giusto ricordare però che nel nostro paese tutte queste persone hanno in ogni momento una concreta alternativa allo spacciatore. E questo va detto molto chiaramente perché è una fortuna per loro se la vogliono cogliere. I dipartimenti per le dipendenze (Sert e Comunità terapeutiche) possono fornire loro infatti in ogni momento e tempestivamente qualsiasi tipo di cura, supporto psicologico, sociale e legale. Basta chiedere e in pochi giorni si hanno cure efficaci ed alternative alle droghe, ai devastanti danni che provocano e agli spacciatori. In Italia ci sono più di 500 servizi pubblici e 1000 comunità terapeutiche con più di 6000 addetti specializzati (medici, psicologi, assistenti sociali, psichiatri ecc.) che forniscono assistenza gratuita e di alto livello a più di 180.000 persone. Come vede le alternative immediate allo spacciatore esistono per tutti, cosi come alla legalizzazione che non farebbe altro che far aumentare i consumi (e quindi i consumatori) rendendoli più facili e accessibili senza affrontare il problema. Credo che dare un alternativa credibile, sostenibile e di guarigione a queste persone sia dare una speranza migliore che vederle comunque ancora una volta consegnate permanentemente alla droga. Queste persone vanno difese, accudite e soprattutto curate per riportarle il prima possibile ad una vita piena, autonoma, creativa e libera da tutti i condizionamenti, siano essi di uno spacciatore, di una sostanza, di una politica non condivisa o di uno stato che forse Lei ritiene repressivo. "Libero di essere libero" è lo slogan del Dipartimento Politiche Antidroga e credo che mai come in questo caso sia attuale e pertinente, lontano da tutte le droghe e dalla loro legalizzazione. Buon Agosto signor VASCO Rossi.

Giovanni Serpelloni
Capo Dipartimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Head Department for Antidrug Policies
Precidency of the Council of Ministers

Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Programma Regionale sulle dipendenze
Email: info@dronet.org
 

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